martedì 15 settembre 2015

Break campagnolo.

In quello che ritengo un controsenso di dimensioni colossali, ho deciso di scrivere un post piccolo perché ultimamente scrivo davvero molto. Non su Blogger, intendo scrivere, diciamo, una storia di mia immaginazione. Di solito la notte tardi. O al mattino presto, dipende i punti di vista.
Ora temo che, se uscissi argomenti troppo intimi, potrei scrivere una cosa lunghissima e non mi va.
L'antefatto per queste foto è la seguente: dati i recenti avvenimenti di cui ho parlato un paio di post fa (sui circoli viziosi e il farsi del male per qualcuno che neanche sa di aver sbagliato), non potendo fare un vero viaggio fuori Italia e non potendo più resistere all'idea pressante che i curriculum che mando a chicchessia sono più inutili della carta straccia perché ho poche esperienze e nessuna conoscenza importante (e di conseguenza la mancanza di un fondo monetario o di un titolo di studi che GIUSTIFICHI la mia voglia di lavorare in qualche altra città), perciò mi sono accontentata di andare da sola per una giornata in campagna da parenti. Così, per smettere di rimuginare e di marinare nell'amarezza. Ci sono andata, come si suol dire, di panza e presenza: niente cellulare, internet, radio o altra qualsivoglia tecnologia del nuovo millennio. Ho vagato per giardini di alberi di limoni e spaventato un gallo che, ne sono sicura, col suo verso spaurito ha supplicato quella gallina di attaccarmi. Maledetta, finirai al brodo!

















 Ecco la gallina assassina. Il gallo invece s'era nascosto, il vigliacco.

giovedì 3 settembre 2015

2015 Reading Challenge: Agosto.

Avevo chiuso lo scorso aggiornamento dicendo che non avrei letto un thriller tanto presto, e ancor meno uno che prevedesse di nuovo dei bambini come vittime. Eppure, complice un guasto alla rete elettrica che ha lasciato al buio casa Cents un sabato e una domenica facendomi avere visioni mistiche alla Fantozzi (vedere QUI e poi QUA) e debolezza tale agli arti da farmi odiare la sola idea di scovare altro nel mio baule libroso, la mia lettura questo mese è stato proprio un thriller con bambine come vittime. Portando però notevoli differenze.

Ho segnato altri due punti con Susan a faccia in giù nella neve, di Carol O'Connell: il primo, libro con più di cinquecento pagine, e il 45, ambientato a Natale.
Iniziamo dalla trama: due bambine di dieci anni che frequentano l'istituto per giovani talenti St. Ursula, spariscono a una settimana da Natale: Gwen Hubble, figlia protettissima di due importanti figure politiche, e la sua migliore amica Sadie Green, un vivace esserino amante dei film horror, del colore viola e degli scherzi macabri (tra i quali uno in cui ha spaventato mezzo corpo di polizia spacciandosi per morta con una freccia insanguinata sul cuore). La vicenda della scomparsa viene data in pasto ai media come una fuga volontaria (trovano la bici di Sadie ad una fermata d'autobus), ma alla polizia ricorda altri tragici eventi: il ritrovamento, quindici anni prima, di una bambina di dieci anni, Susan Kendall, la mattina di Natale, abbandonata cadavere sulla neve e del cui delitto sconta una pena detentiva Paul Marie, il giovane prete che insegnava nel coro della chiesa e che si è sempre dichiarato innocente. Rouge Kendall, gemello di Susan, diventa detective ritrovando la bici di Sadie e facendosi coinvolgere nelle ricerche per le bimbe. Lui, infatti, non crede nemmeno per un istante che le due se ne siano andate volontariamente, così come Ali Cray, affascinante psichiatra specializzata in pedofilia e nipote di un noto psicanalista locale, Mortimer Cray. Ali è una donna determinata, intelligente, sexy a modo suo e misteriosa. Ha una cicatrice molto vistosa sulla guancia, fino all'angolo della bocca, che risulta così sempre sollevato come uno strano sorriso e nessuno sa come se la sia provocata, neanche il suo ex (Arnie Pyle, agente dell'FBI coinvolto nelle indagini). Ali, inoltre, collega il caso a molti altri simili, evidenziando uno schema terribile che dura da più di quindici anni: due bambine scompaiono a una settimana da Natale, nei primi casi una bambina veniva ritrovata in un  luogo abbastanza frequentato con evidenti segni di percosse e tortura, la morte riconducibile a poche ore dalla scomparsa (col passare del tempo, probabilmente per il miglioramento delle tecniche scientifiche, i corpi non vengono più abbandonati), mentre l'altra (la "principessina") viene ritrovata morta ma quasi illesa, proprio la mattina di Natale. Da ciò deduce che, in ogni coppia di bambine scomparse, la prima sia stata rapita soltanto per attirare l'altra, vero obiettivo del pedofilo.
Rouge, vedendo lo schema, inizia a pensare che forse l'assassino di sua sorella non sia il prete...
Parte così una lenta e complicata ricerca, soprattutto in termini psico-emotivi, con pochi indizi e tanta angoscia, sapendo di avere tempo fino alla mattina di Natale.
Ho trovato molto interessante che la narrazione fosse portata avanti anche dal punto di vista delle vittime, che per me restano le vere protagoniste del libro: Gwen si ritrova chiusa in un angusto ma confortevole bagno, dove il suo carceriere la nutre poco e con dosi di droghe per farla dormire. Riesce a scappare (ho avuto i brividi dato che ha fatto esattamente quello che pensavo avrei fatto io), ma solo per ritrovarsi rinchiusa in una cantina molto strana, col pavimento di terra, alte querce e un migliaio di diversi tipi di lampade. La piccola viene aggredita da un cane che la morde, ma a salvarla è proprio Sadie, la quale si era finta morta ed era stata seppellita nella terra dal loro rapitore (Sadie lo chiama "La Mosca", dal titolo di un film horror). Grazie alla presenza di Sadie, che la sprona e si prende cura di lei, Gwen non cede alla disperazione e alle conseguenze del morso infetto, progettando insieme un pericoloso piano per la fuga...
Giunta la mattina di Natale, non trovano nessun corpo e Ali inizia a sperare che qualcosa abbia interferito con lo schema del pedofilo e che almeno una delle due bambine sia ancora viva.

Nonostante l'orrore della situazione, l'autrice affronta tutto quasi con delicatezza, non è morbosa nel riportare i dettagli dei delitti, non sarebbero comunque servite descrizioni sanguinolente dati soggetti così piccoli, indifesi e vulnerabili...
Ci sono molti personaggi, alcuni poco descritti, altri poi abbandonati, riducendo così la nascita di sospetti in chi legge; fino alla fine non avevo capito chi fosse il mostro, è stata una vera sorpresa! La scoperta è stata grazie ad un espediente di Rouge davvero particolare, non ci stavo capendo più niente! Il finale è movimentato e il libro si chiude risolvendo tutte le faccende in sospeso (come la storia della cicatrice di Ali), con particolari che mai, mai avrei sospettato e che mi hanno davvero interdetta.
Libro consigliato!

Ho finito oggi di leggere il primo libro di una trilogia iniziando bene il nuovo mese (almeno da questo punto di vista) ma è ancora presto per parlarne qui, adesso. Avrei già tante cose da dire, intendiamoci, però credo di desiderare più spazio e tempo per farlo, senza correre il rischio di scordare qualche pensiero o di farne un'accozzaglia confusa.

Stay tuned. Or not.
That's the question, I suppose.