giovedì 20 marzo 2014

Listography Project pt. 10 + 11: countries I've visited + favorite toys in childhood.

Sono terribilmente in ritardo, I know. Pare proprio che forze invisibili cospirino contro di me e soffino via i miei progetti. By the way, ecco la breve lista sui posti dove sono stata e la lista altrettanto breve dei miei giochi preferiti quando ero più piccina (esatto, sono stata anche più bassa di come sono adesso).


The Life In A Year


Allora, da buona siciliana le gite scolastiche erano in giro per l'isola, quindi nomino Agrigento, Selinunte, Palermo, Marsala, Mozia.

Gite che non avevano niente a che fare con la scuola: Carini, Caccamo, Castelvetrano (ci eravamo persi, però l'abbiamo visitata quindi la conto), Erice, Favignana, Marettimo, Parigi (sette giorni molto brevi), una città della Svizzera di cui non ricordo il nome (ma era parecchio bella).


Pt 11.

Camper di Tania: regalo di nonna. Me ne fregava poco della bambola, mi piaceva un sacco quel camper. Con tutti i cassetti pieni di oggettini, il tavolo che usciva da una parte, il letto che usciva da un'altra... Adoravo. Adoravo così tanto che ci giocavo poco, perché non volevo rovinarlo. Sapevo che non ce ne sarebbe stato un secondo.

Mobili da camera da letto: ereditato da Genitrice. Non facevo altro che sistemare il letto a baldacchino, il comodino con l'abat-jour, l'enorme armadio a due ante, il cassettone con lo specchio, e tutto quello che ci ho trovato dentro (vestiti, cornici elaborate con foto, piccoli centrini, ect). Strano che adesso non metto mai a posto la mia roba, né faccio faccende di casa.
Cenerentola è stanca di aspettare il principe e ha mandato al diavolo le faccende di casa.

Tale "Coccolotto", in pratica un orsetto profumato a cui dare il biberon. Ho pregato i miei per quasi un anno, finalmente avevano ceduto: il mio era giallo e profumava di limone e vaniglia. Mai fatto piangere, ero diligente e non gli facevo mai saltare un pasto. Che brava bambina, eh? Finché un giorno arrivò in visita una famiglia con bambina, parenti di zia, la quale mocciosa voleva il mio Coccolotto. Non so perché non volessi prestarlo, ma sapevo che assolutamente mai avrei permesso che il MIO giocattolo finisse in mani sue. La bambina, capendo che non l'avrebbe spuntata in uno scontro alla pari con me, andò a piagnucolare da sua nonna, che andò da mia madre a dirle "a figghia mia vuole solo giocare". Genitrice, che preferiva fare la persona educata piuttosto che mettersi dalla mia parte, usò i suoi metodi per farmelo sganciare.
Ebbene, quella mocciosa me lo ruppe.
Forse la mia prima sensazione che si è avverata, la mia prima previsione del futuro.
Ora che penso meglio a quell'episodio, il giorno dopo che si ruppe quel giocattolo mia madre vedendomi triste disse che era colpa mia se quella lo voleva e me lo ruppe e io mi arrabbiai tantissimo. E non ci fu modo di farmene comprare un altro.
Vorrei poter fare un viaggio nel tempo, incontrare quella bambina e dirle:
"Tranquilla, ti vendicherai ogni volta che le prenderai in prestito una borsa. E per prendere in prestito intendo fartela prestare e restituirla dopo anni quando non sarà più utilizzabile. Per questa preziosa perla dammi la cioccolata, ciao bella!"
Adesso comunque posso capire perché mi viene voglia di impugnare una mazza chiodata quando sento qualcuno chiamare il suo moccioso viziatissimo "u figghio meo!". "U figghio meo" ha rotto le uova e tu che lo incoraggi a continuare rischi di perdere i denti, okay? Anzi, "u figghio meo" detto con voce pietosa è la causa della maggior parte di uomini rompicoglioni di oggi. Gente che rovina i figli e nessuno li ferma con un po' di logica, ah che paese. Offrite lezioni di dizione a 'ste poverette, ve ne prego.


Altri giochi non ricordo, bambole ne ho avute poche perché me le compravano al mercato (quelle di plasticaccia giallastra che appena la tocchi si ammacca irrimediabilmente) e non mi piacevano, bambolotti stile Cicciobello mai avuto, nada. E comunque preferivo giocare a nascondino con i miei cugini o giocare con loro agli esploratori dentro le case abbandonate.

E' tutto, au revoir!

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