lunedì 17 marzo 2014

Come essere ridicoli in tv.

Ci voleva proprio la febbre a farmi riavvicinare alla tv, dopo anni che ne usufruivo solo per telefilm e telegiornali. Solo sporadicamente mi capita di guardare altro. Comunque, ieri sera iniziavo a sentirmi bene, perciò ho pensato di guardare Giass, il nuovo programma con Luca e Paolo. Inizio a dare ragione a mio padre quando dice SE FANNO TANTA PUBBLICITA' IL PROGRAMMA NON VALE NIENTE. Sorvoliamo sul fatto che entrambi abbiamo guardato Giass, quel concerto di Celentano che qualche mese fa aveva rotto le balle e quel telefilm di mafia con Rosy Abate (sorvoliamo proprio). Premetto che Giass non l'ho visto tutto, che ogni tanto mi addormentavo e che se mi fossi ricordata in tempo che a Deejay tv davano la seconda stagione di American Horror Story non mi avrebbe neanche sfiorata l'idea di saltarlo (per mia fortuna il telefilm lo danno in replica il venerdì sera).
L'idea di base del programma è di evidenziare gli aspetti positivi e notevoli del nord, del centro e del sud. Cosa buona, se non fosse che suddividere una nazione con zero senso della nazionalità non mi pare una buona idea. Se il conteggio non finisce pari per tutte e tre le "macroregioni" sarà una grandissima presa per i fondelli.

Lo so, è un po' off topic ma erano mesi che aspettavo l'occasione di usarla.


In sintesi mi è sembrato un modo per ricordare le diverse metodologie per fare una figura barbina in tv.

1. Essere Daniela Santanché. E senza neanche essere presente, che talento.

2. Passando alle cose serie: essere Alessandro Cecchi Paone e dire che la parola "frocio" non è offensivo.



Afferma anche che più si utilizza la parola "frocio" e meno potere avrà. Che dicesse sul serio o fosse una brutta battuta fatta male, se a lui quella parola piace allora ci si faccia chiamare lui così. Se fossi lesbica mi incazzerei se mi chiamassero frocio. Se in mia presenza chiamate così uno/una dei miei amici è bene se vi mettete a correre, chi si ti pigghio ti fazzo novo (che se ti prendo ti faccio nuovo). Al diavolo, mi incazzo pure se sento uno sconosciuto che viene interpellato così.
Frocio, così come finocchio e altri, sono DISPREGIATIVI e lei, caro signor Paone, da omosessuale e giornalista, dovrebbe ben saperlo.

3. Rendere ridicoli artisti e arte per sottolineare l'orientamento sessuale (tale o presunto) dell'artista e le sue capacità. Alcuni nomi erano Da Vinci, Tasso, Buonarroti.
Questi tentativi di sensibilizzare riguardo l'omosessualità hanno solo l'effetto di ridicolizzare; questo non è umorismo, questo è essere ottusi.

4. Usare cliché per le battute. I pregiudizi sulla gente del sud con famiglie numerose e con l'abitudine di gridare. Che novità. Da spaccarsi dal ridere, proprio.

5. Passeggero che emette aria nei taxi. Scherzo o esperimento? Nel 2014 dobbiamo ancora ridere di gang trite e ritrite che non facevano ridere neanche quindici anni fa a "Scherzi a parte"?
Mi sorprende che nessun autista lo abbia picchiato di brutto. Va bene lo scherzo, va bene che c'è gente veramente così maleducata, va bene che una fuga di aria può capitare. Non sono una che bacchetta, paladina del buon fare e del buon dire. Non voglio, e neanche potrei.
Io sono quella che spara parolacce anche per semplice intercalare. Io sono quella che alle feste di primavera fa a gara di rutti con gli amici. Ma almeno non infastidisco sconosciuti che lavorano. Per lo meno io faccio la rompicoglioni solo con chi mi scoccia.


Poi mi è tornato mal di testa e ho spento la tv.
American Horror story: non mi scorderò più di te.

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