sabato 23 novembre 2013

Da piccola

Credevo in molte cose.
Credevo che la gente sapesse che mentire è sbagliato e che non lo facesse mai (beata ingenuità).
Da piccola credevo che a Dio non piacessero i cani perché la mia adorata cagnolina era terrorizzata dai tuoni e stava sempre fuori dalla cuccia, anche a costo di bagnarsi tutta. L'inverno era un'angoscia continua.

Da piccola credevo che a venti anni avrei avuto una casa tutta mia, che non ci sarei stata spesso perché avrei viaggiato. Avrei avuto un lavoro, quindi avrei viaggiato, magari con una persona che mi amasse e non mi avrebbe lasciata mai, mai, mai. Odio ripetermi ma beata ingenuità.

Da piccola papà mi pagava con una banconota da mille lire ogni settimana se innaffiavo ogni giorno le sue piante (tranne la giummara, cioè la palma nana, ma papà non l'ha mai saputo perché quella dannata non si è mai decisa a perire; quella la odiavo perché ci bucavo sempre i palloni di mio fratello, rischiando così cazziatoni colossali e ripicche).

Da piccola volevo diventare cantante (prima di scoprire l'ineluttabile verità: sono stonata. Questo comunque non mi ha impedito di entrare nel coro della scuola media, solo perché ero una delle cocche della prof di musica e non mi ha fatto fare le audizioni. Grazie a lei ho saltato la maggior parte delle noiosissime lezioni di storia dell'arte, delle quali ad oggi ricordo a malapena che libro sembrava scritto in una lingua oscura).

Da piccola sognavo il futuro e volevo avere un lavoro per essere indipendente. Quale lavoro, oltre alla precedente? Camionista. Ebbene sì, era una delle opzioni che andavano per la maggiore; vuoi mettere? Essere pagata per viaggiare, stare svegli tutta la notte e mangiare schifezze super caloriche, che era tutto quello che volevo fare. Poi ci sono stati fotografa, botanica, vigile del fuoco, ciclista, maestra di italiano, pittrice, architetto, giornalista, scrittrice. E i sogni di carriera delle elementari sono completi.


Adesso ho quasi ventitré anni, nessun sogno di carriera, nessun sogno di amore imperituro, nessuna speranza che il futuro mi riservi qualcosa di grande e bello. Ho la crisi di mezza età, ancora una volta una crisi di identità fuori tempo. Crisi di identità pre-adolescenziale? Sedici anni. Crisi dei trenta anni? Ventitré meno due mesi. Caspita, spero che la soglia dei trenta sia un passaggio più semplice.



-Sono paranoico ed ossessivo fino all'abiura di me-

[citazioni da "Abiura di me" di Caparezza, da Le dimensioni del mio caos, 2008:
Io non vengo dalla strada, sono troppo nerd. Non sposo quella causa ho troppi flirt.

Nemmeno Freud saprebbe spiegarmi [...], perché la terra mi pare talmente maligna che in confronto Silent Hill assomiglia a Topolinia. Io devo scrivere perché sennò sclero.]

giovedì 14 novembre 2013

Tu...

Tu, disgraziato, non so dove tu sia. Non so cosa stai facendo.
Magari ripensi a me e ridacchi, oppure ti maledici per non aver completato il tuo inaspettato regalo.
Tu, ignobile sacco di immondizia indifferenziata, ti aggiravi nell'ombra aspettando il beato momento in cui io riuscissi a parcheggiare e la lasciassi là, incustodita e solitaria.
Sei paziente tu, ci giurerei, ma non potevi immaginare che avrei dimenticato qualcosa e che sarei tornata alla mia auto. Che avrei rimesso in moto e me ne sarei andata, impedendo ai tuoi piani di procedere come sognavi.
Tu, chiunque tu sia, ovunque tu ti trovi, ho un messaggio per te, caro conterraneo:

MA VA ETTATE A MODDRO CU UNA MAZZARA N'CODDRO!
Anzi, VAE A COGGHIRE CARRUBBE CHI UN SI BONO MANCO PI ZAPPA!

(Traduzione alla buona: buttati in acqua con un masso legato al collo. Vai a raccogliere carrube che non vai bene neanche per essere una zappa)
Insomma, qualcuno ha tentato di rubarmi l'auto facendo leva sul finestrino, con il solo risultato di trovarmi con una fiancata graffiata e senza la striscia di plastica che si trova tra finestrino e portiera (avrà un nome ma chi lo sa?). L'ho dovuto ricomprare spendendo alla facciazza sua venti euro. Capite? Venti euro per un pezzo di plastica. VENTI MALEDETTISSIMI EURO.
E per aggiungere la beffa al danno, vado su Facebook per la mia visita settimanale e boom. Mi ritrovo sbattute in faccia sulla mia home page foto di lui, il mio Mister X con una tizia, vicini al punto di avere la faccia appiccicata. Quando ancora lo credevo "solo" un amico (okay, zero dignità: la verità è che già mi piaceva e credevo che lui non ricambiasse l'interesse, cosa che poi si è dimostrata ovvia), quante volte gli ho chiesto con innocenza di mettere una nostra foto su Facebook? Lui diceva sempre sì, che si era dimenticato, ma non l'ha mai fatto. E io ho sprecato lacrime per questo tizio. Mai più! Adesso basta!


Al diavolo tutto, io da grande farò l'eremita.