lunedì 28 gennaio 2013

Vi racconto una storia.

Sono esasperata, quindi scusate eventuali errori grammaticali, lessicali o quant'altro, ma voglio raccontare una storia.

C'era una volta sul globo terrestre un luogo non molto esteso ma vario e cangiante. Vi si trovavano verdi pianure, colline dai dolci pendii, montagne che non brillavano per imponenza ma per l'aria cristallina, vulcani capricciosi che ogni tanto mettevano in esposizione veri fuochi d'artificio. In quel luogo ogni villaggio era caratterizzato da particolari popolazioni, da diversi modi di vivere, da diversi scenari. Era un luogo magico; con i suoi difetti, certo, ma il sole splendeva.
Un giorno, però, il sole cominciò a oscurarsi e quel luogo piacevole divenne per molti casi zona di disperazione, di maledizioni e malefici. La tempesta arrivò, facendo scappare taluni e nascondere degli altri. Re, prìncipi, duchi, conti, persino la servitù e i giullari di corte, si rinchiusero nelle loro fortezze sfavillanti, un po' per difesa e un po' per menefreghismo. Correva voce in molti villaggi che tutto ciò fosse dovuto ai capricci di uno stregone e della sua cerchia di aiutanti, assetati di potere. Lo stregone Silvestro, abile manipolatore, incantava il suo pubblico con luminosi sorrisi e promesse di ricchezze future; la sua malia era sottile, subdola: un sorriso e qualcuno cambiava opinione, una pozione magica e attirava consensi, una polvere fatata e un suo nemico diventava il nemico del popolo. Il popolo, dal canto suo, affascinato dallo stregone, non riusciva a vedere oltre le sue magie e non pochi ignoravano ciò che in realtà faceva: appropriarsi della linfa vitale del Paese, che andava via via indebolendosi e minacciava di spegnersi.
Quando le sue magie si spinsero troppo in là, nel Paese ormai il sole non si vedeva più; l' oscurità era calata e sembrava non volersene più andare. Soluzioni non se ne vedevano e lo stregone Silvestre continuava le sue attività, dietro le mura dorate della sua villa, limitandosi a guardare le persone ridotte alla deriva e senza alcuna remora continuava a gettare fango maledetto su coloro che decidevano di mettersi contro di lui.
Una sera, una menestrella mezza nana si arrampicò su un palco improvvisato e mise la sua voce a disposizione di qualunque orecchio volesse ascoltarla. Ella disse:
Rimembro ancor che tempo or sono un colto signore, canuto ma distinto, offrì una parte della sua saggezza ad un gruppo di giovani. Per dimostrare il potere delle parole e delle situazioni, egli ci disse di immaginare una scena: prendete un pugno di sabbia e togliete un granello. "Quanto avete preso? E quanto vi è ancora rimasto?", ci chiese. Rispondemmo "Abbiamo tolto un misero granello da una moltitudine di granelli, ne è rimasta una moltitudine". "Togliete un altro granello. Quanto avete tolto? E quanto vi è ancora rimasto?", ripeté, i giovani risposero "Abbiamo tolto una miseria da una moltitudine, ci resta un pugno di sabbia." "Giovani, continuate a togliere un solo granello per volta finché, una volta tolto un granello, nel pugno ve ne resti soltanto uno. Anche questa volta avete tolto un singolo granello, eppure un pugno di granelli che prima ne conteneva una moltitudine adesso ne contiene soltanto uno. Fino a quando, dunque, un pugno di sabbia si può chiamare, appunto, -pugno di sabbia-?". Mentre udivo tal ragionamento pensai a quanto potere si poteva custodire in una parola, in una frase. Eppure, pensai anche che, come si può togliere un granello da un pugno di sabbia, si può anche prendere una collana d'oro massiccio da una gioielleria principesca senza che la gioielleria ne subisca una grande perdita. Ma a poco a poco, a forza di trafugare oggetti, anche una gioielleria principesca può ritrovarsi vuota...
Perché dico questo? Immaginate le casse del Paese: decenni fa era dignitosamente fornita, per quanto male distribuita. Ma adesso? Ci hanno spento il sole, sono sparite persino le casse. E noi scappiamo o ci lamentiamo, quando sappiamo bene chi ci ha privati di ciò che avevamo, chi ci ha mandati indietro invece che avanti. Ma i sensi obnubilati non ci fanno percepire dov'è il punto di non ritorno.
Mentre la menestrella iniziava ad agitarsi, a sbuffare e a farfugliare frasi sconnesse, una donna stanca di lei le gettò in faccia un maleficio e lei divenne muta.
Come finisce la storia? Che futuro ci fu per quel luogo? Qui non c'è morale, qui non troverete altro. La storia si chiude così, buonanotte.


Lo so, non ha molto senso. Ma a me i comizi elettorali e i programmi tipo Porta a Porta mi fanno questo effetto: mi agito, farfuglio tra me e me, vado fuori di testa.
Non mi lancio in nessun ragionamento filosofico/politico, però vorrei liberarmi un po' la coscienza: oggettivamente, come si può avere fiducia in Berlusconi & company? In nome del cielo, della terra e di tutto ciò che vi è nel mezzo, cosa vi fa credere che dopo venti anni di carriera politica farà veramente quello che promette? Come fate a credere che questa volta non si servirà della sua posizione per manovrare il sistema giudiziario a suo vantaggio? Con tutti i processi in corso e i suoi capi di accusa, come fate a fidarvi? A settembre-novembre voleva Monti dalla sua parte, parlava delle sue capacità, delle cose positive che aveva fatto... Poi Monti si presenta in un altro schieramento e lui, Berlusca, che fa? Fa quello che ha fatto con Prodi e con tanti altri: si lancia in una serie di dichiarazioni a metà fra diffamazione, minaccia, ricatto e presa per il culo. Per non parlare della cosiddetta "opposizione", cosa che sinceramente non vedo. Dire questo e quest'altro senza nessuna novità, senza darci una effettiva possibilità di scelta. Ma tra cosa dovremo scegliere? Perché dovremmo scegliere tra pagare questa tassa invece che quell'altra, quando il problema spesso non è SE pagare la tassa X, ma DOVE e COME trovare i soldi per pagarla. Mettete tutte le tasse che volete, ma dateci almeno la possibilità di procurarci il denaro. E soprattutto, Voi innominati, alzate il vostro rugoso e lustro deretano e smettete di mangiarvi banconote da cinquecento euro come fossero pop corn davanti a un film.

Tanto per chiudere in leggerezza, cito una canzone degli Articolo31: MOLTO SPESSO UN MAIALE NON SA CHE IL SUO FUTURO E' UNA MELA IN BOCCA E UNA CAROTA IN CU**

martedì 8 gennaio 2013

Vi prego, mettete in pausa la musica. Almeno dieci minuti!

Stamattina sono andata a Palermo, ma anche se non era una gita di piacere (espressione molto opinabile in genere, se applicata ad una città con un' aria che non posso combattere nemmeno imbottita di antistaminici) ma ci ho provato. Se faccio da turista nella mia città non vedo perché non dovrei farlo anche altrove.
Ogni volta che vado lì, resto sempre affascinata dalle solite cose, ad esempio un palazzo dall' aspetto Ottocentesco, con il prospetto color fumo di Londra (molto stile "Oliver Twist", in effetti) e interamente rivestito di rampicanti. E' selvaggio e chic allo stesso tempo.
Per qualche strano motivo fisso sempre questo pub che non ho mai visto aperto; chissà com'è dentro...





 E poi, poteva mancare la brutta figura? Mai. A parte che facevo delle faccette strane ascoltando Feeling good interpretata dai Muse, in pratica in un silenzio quasi tombale sono scoppiata a ridere. Da sola. Di punto in bianco. Perché? Perché ascoltavo Gli alberi, una canzone dei Ministri e c'è questa frase:

Chissà che fine farà la nostra città, chissà che fine farà...

e nel momento esatto di quelle parole, l' autobus passa davanti ad un muro alto circa sei metri con una schiera di immondizia alta almeno cinque e lunga parecchie di più. Bene, porta bene.

Ho notato che al porto hanno anche loro un "monumento" piuttosto contorto come quello di cui ho stra-parlato qua. Non saprei descriverlo, è come un enorme masso di cemento con sopra un paio di catene e un' àncora. Rimango perplessa ma desisto. Anche perché non dovrei commentare proprio io, che ho avuto l' indecenza di camminare per il campus universitario cantando Come as you are dei Nirvana.

Evento un po' slegato (solo un po'?): per il mio compleanno i miei amici mi hanno fatto un paio di regali (a parte la loro presenza, ndr) che potete vedere qui di seguito


Ecco un paio di orecchini ispirati ad Anacleto, il saccente gufo de La spada nella roccia (che ho sempre adorato, ma che lo dico a fà), e uno specchietto con la frase "Oops I forget to be good" che ha due piccole ironie: tendo a dimenticare certe cose e spesso non faccio quello che ci si aspetta da me. Il tutto ritratto sul nuovo divano di mamma, talmente privo di personalità da far stridere i denti.

E con questo tramonto dalla mia città, con un malinconico sottofondo di I miss you, Blink 182, vi saluto, c' ho sonno.




martedì 1 gennaio 2013

Non c'è niente di meglio che... Che??

Un altro anno se n'è andato e già ci si chiede cosa ne sarà di se stessi, che cosa ne è già stato e cosa proprio non è andata.
Capodanno mi ha sempre messo addosso tanta tristezza, ma quest' anno è stata mitigata dal nervosismo derivante una cena trascorsa con la tv sintonizzata su Rai uno con Carlo Conti, come al solito più abbronzato di quanto io potrei mai essere (pur abitando vicino ad un bel centro balneare), con le solite canzoni e le stesse facce di sempre. Io mi chiedo se persino loro non si siano rotti il cazzo di cantare la stessa canzone per trent' anni o anche più. Comunque mi sono lamentata troppe volte della musica popolare dell' ultimo decennio per poter dire altro a riguardo senza sembrare più ipocrita di così. Quindi niente, pazienza, ho lasciato che il grugno di Gigi D'Alessio mi togliesse l'appetito.
Ad accogliere il nuovo anno, la compagnia di ottimi amici e di simpatici conoscenti, di fiumi di vino e avventori con "sigarette" dall' odore dolciastro. Meglio dello zenzero, comunque.
La piazza non era gremita di gente come al solito, forse perché al posto dei soliti dj c'era un gruppo che suonava davvero; che sia stato il vino, la compagnia o il bel modo con il quale si sono esibiti, quei canti in siciliano e anche quelle canzoni interpretate con lo stile siciliano (energico, baldanzoso, allegro nonostante tutto) mi sono piaciuti, mi hanno rallegrata.

Questo è il palazzo addobbato di cui ho parlato brevemente qui: http://pusherdisogniandati.blogspot.it/2012/10/wall-of-shame-non-ho-la-luna-storta-ho.html

La piazza (più o meno)

La band

E alla fine, per sentirmi meno turista nella mia cit, il mio amico con il suo zainetto pieno di bottiglie di vino. Lode a te, oh cavaliere avvinazzato!

In realtà basta guardare le cose da una prospettiva differente per poter fare da turista nella propria città, anche se può sembrare (e talvolta lo è molto) noiosa, basta poco per trasformarla in un bellissimo posto.

Passando un po' ad altro... Tra pochi giorni sarà il mio compleanno e ancora non ho deciso che fare nella vita. Troppi interessi, e troppissime le cose che mi fanno perdere la calma. Di solito la lista dei propositi per l' anno nuovo la faccio dopo il mio compleanno, quando ormai ho digerito tutti i pranzi e le cene coi parenti. Ho pensato di farla oggi boh, sarà perché non ho dormito (troppo su di giri per riposare), o sarà per la notte chiassosa, per usare un eufemismo; avrebbero dovuto rinchiudermi per oltraggio alla quiete pubblica, con una mora aggiunta perché cantavo a voce troppo alta Jack of Diamonds dei Sonic Syndicate, I just wanna live dei Good Charlotte, On a plain dei Nirvana e It takes a fool to remain sane dei The Ark.
Comunque, non la prendo mai sul serio perché so fin dall' inizio che alcuni punti li ignorerò. E infatti sai che risultati! Ecco la mia lista:

- Essere meno diffidente verso il genere umano, insultare di meno, magari trovare anche un uomo abbastanza pazzo, testardo (sennò sai che noia) e paziente a scopo relazione fissa.

- Leggere più libri seri e meno racconti sui killer.

- Ascoltare sul fido youtube tutti i gruppi che ho annotato.

- Scrivere di più e meglio.

Basta, mi pare tutto...
AH! Per il mio compleanno voglio una torta così!
Supernatural rulez!(http://www.facebook.com/pages/%CF%83%D4%8B-%C9%B1%E1%83%A7-c%CE%B1%D1%95%D1%82%CE%B9%D1%94l/260186917334765)

Stay tuned!