domenica 30 dicembre 2012

Una medaglia, due facce.

Ieri, con un paio di amici, sono stata a Belicittà, il grande centro commerciale di Castelvetrano. Gran bel posto, ma devo ammettere che la parte migliore è stato il viaggio. Andare in autostrada con Nirvana e System of a down a volume altissimo è un' esperienza esaltante, quasi extracorporea. Del centro commerciale la parte più frequentata è l' Euronics; quella che per molti è il paradiso della tecnologia, La Mecca di nerd e appassionati, per me è soltanto la fiera del consumismo. Non capisco tutta la furiosa frenesia che si scatena negli animi, la quale spinge una persona a spendere trenta euro per foderare un I-phone che, considerato quanto costa, dovrebbe come minimo essere indistruttibile e prepararmi il caffé ogni mattina. Mi aggiravo annoiata tra cellulari e annessi strumenti, pc, televisioni, videogiochi e quant'altro, quando finalmente si giunge alla misera parete dedicata ai cd. A parte la tristezza immane nel constatare quanto la maggior parte fosse costruita a fini commerciali, metto gli occhi su Absolution e Origin of Symmetry dei Muse e all' improvviso la frenesia dell' acquisto compulsivo si impossessa di me (come del resto accade ogni volta che mi capita di vedere album che adoro). Comunque non ho ceduto, sollevandomi il morale con una cena al McDonald.

Mangiare solo insalata e frutta non è vita. Ogni tanto va bene attentare al proprio fegato. Se solo avessero messo più bacon...! E poi si è capito perché quando bevo non voglio mai la cannuccia, ossia perché resto a mordicchiarla per tutto il tempo...
Vabbè, lasciamo perdere, stendiamo un velo pietoso.

Comunque, dove c'è un bel pomeriggio può esserci anche una serata disastrosa. Tipo due amici che litigano mentre si festeggia il compleanno di un' altra e si urlano insulti a vicenda nel posto più affollato della zona. Sorry, buon compleanno!

Chiudo con una nota amara, anche se questo è un blog leggero. Poche ore fa è morta Rita Levi Montalcini. 103 anni. Una delle poche per cui ritengo che sia meritata la nomina a senatrice a vita.
Una donna che ha visto due guerre mondiali e l' Italia che prendeva forma e mutava. Ha visto cambiare le nostre usanze, i concetti del "fare bene" e dell' "essere educati". E' stata una studiosa e una scienziata quando era ancora pensiero comune che le donne fossero meno intelligenti degli uomini, che il loro scopo fosse quello che proclamava l' uomo di chiesa Tommaso D' Aquino: "il valore essenziale della donna consiste nella sua capacità di partorire gli esseri umani e di governare la casa".

La ricorderò, tra le altre cose, per aver detto:
Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.
Ma voglio ricordarla così:

mercoledì 26 dicembre 2012

Caro Babbo NaMale...

Babbo Nasale, Futurama

 Caro Babbo NaMale, ho sospettato della tua esistenza da quando ho memoria. Per tua fortuna non abbiamo il camino in casa o ti ritroveresti una sonda in corpo a causa di particolari biscotti trovati nelle mie vicinanze. Io non so cosa ti ho fatto per non ricevere nemmeno una volta ciò che ti ho chiesto. Credo che l' anno prossimo mi fornirò di altri intermediari, perché quest' anno sono stata abbastanza chiara: "Genitrice, potresti dare a quel maledetto panzone vestito rosso Valentino la mia lista di regali?" e invece niente. Ho passato settimane a scrivere e a lasciare in giro liste molto chiare riportanti a carattere maiuscolo titolo, autore, casa editrice e prezzo dei libri che ho intenzione di leggere e anche quest' anno non ne ho ricevuto nemmeno uno. La (grassa) mancia della nonna e degli zii farà comunque al caso mio.
"Cerca di non essere musona. E aiutami in cucina!", gli auguri di mamma scaldano il cuore. A sua discolpa posso dire solo che è una faccenda faticosa cucinare due giorni interi per un plotone di venti persone (se non fosse che i presenti erano solamente una decina). Vabbè...


Quindi... E quindi niente.
Davvero, niente... Okay, mi sono abbuffata di torta. Contenti? (io sì, adoro i dolci di quella pasticceria)
Grazie Babbo NaMale, non ho ricevuto libri ma solo qualche chilo in più. Urrà!

giovedì 20 dicembre 2012

Bitch, please.

L' apocalisse è un apostrofo rosa tra le parole T' AMMAZZO.

Mi permetto dell' ironia, per dire a tutti quanti la verità che mi sono ricordata grazie a questo sito facebook (http://www.facebook.com/pages/Le-999-cose-da-sapere-su-Dean-Winchester/169783749756568):



Ecco, sappiatelo. E non scassatemi più i gabbasisi, grazie.
Se poi volete scatenare un' altra apocalisse o continuare a ripetere le vostre ossessive isterie beh, spero solo che Castiel vi fulmini. Amen.

martedì 11 dicembre 2012

I tappetini color fango & vomito.

Stamattina ho accompagnato mia madre a lavoro.
Non so come una cosa apparentemente così semplice e innocente come guidare una strada quasi interamente rettilinea possa divenire una specie di viaggio alla Crocodile Dundee...  Capita abbastanza spesso di imbattersi in idioti che ti tagliano la strada e altri idioti che sorpassano laddove è vietato invadendo la tua corsia; capita così spesso che dopo non ci si fa più caso. La cosa si complica un poco se l' asfalto è sbrindellato e ha piovuto. Stamattina si è aggiunto l'elemento sorpresa.
Un sole autunnale, cielo terso e limpido, nemmeno una nuvola. Una gioia. Per qualche strano motivo, mi convinco che non pioverà. Di certo non mentre mi compro un panino, dopo aver svolto la mia funzione di taxi e aver lasciato l' ombrello a casa.
SBAGLIATO.
All' improvviso il cielo si scurisce a vista d' occhio, nemmeno il tempo di maledire qualcuno che si mette a diluviare. Meno male che non sono Noè, sennò addio mondo! In ogni caso, meno di un minuto dopo sulla strada si è formato quello che amo chiamare Effetto piscina. Una cosa tipo questa:

Scrubs: JD (Zach Braff) e Sasha (la moto)

E dire che ieri volevo pulire la macchina, tappetini compresi... Invece decisi che un giorno di differenza non avrebbe cambiato di molto la situazione. Ecco perché adesso ho dei fantastici tappetini color fango e vomito.

mercoledì 5 dicembre 2012

Novembre è andato.

Nothing else matters, Metallica.
Sounds good.

Novembre è andato. Il mese che credo il più triste e deprimente dell' anno, è finito da poco. Ed è così perché non ho memoria per i numeri e le date: ricordo la stagione, il mese, ma mai la data. Qualche volta scambio l' anno, ma (come diceva un tizio che conoscevo) "m' avisse agghiuttire un viazzo" (dovessi inghiottire un braccio) se mi ricordo una data. Perciò gli effetti di quello che accade in un determinato giorno può protrarsi per un lasso di tempo maggiore rispetto alle canoniche ventiquattro ore. E dopo nove anni, l' idea del mese di novembre resta legata al senso di perdita per la scomparsa di una persona cui tenevo molto. Uno dei primi veri, forti legami al di fuori della famiglia, tranciato di netto, e di una certezza non era rimasto più nulla.
Probabimente è il mio unico argomento "tabù".
Una volta, un paio di mesi fa, vidi in lontananza sua madre, al supermercato; non la vedevo da anni. Ho avuto un attacco di panico. Sono rimasta del tutto immobile finché lei non si è mossa, ma il panico non se n'è andato. Anzi, ha preso il sopravvento e sono scappata. Appena ripresa la consapevolezza del mio corpo mi sono fermata e mi sono detta "Brutta cazzona, quella donna si merita di meglio!". Sono tornata indietro fino a dove l' avevo vista, ma lei lì non c'era. Era già andata via, per la sua strada, chissà dove. Nonostante una voce dentro la mia testa gridasse "Vile, cresci una volta tanto", non l' ho cercata. Voglio dire, il supermercato non è molto grande, ha una disposizione semplice e spaziosa, quindi non sarebbe stato complicato ritrovarla. Però non l' ho fatto, ho ceduto e mi sono tenuta la vergogna di sentirmi una vigliacca senza palle (metaforiche, sempre).
Non lo avevo raccontato a nessuno, prima d' ora. Forse perché non mi piace sentirmi vulnerabile, fragile. Scrivere è la mia valvola di sfogo, a parole è più semplice. Quindi scrivo. Che se le persone che conosco leggessero queste frasi direbbero "minchiate, questa non è lei".

Vedere quell' adorabile signora mi ha trasportata di colpo nel passato a mò di Ritorno al futuro, in quei momenti ero di nuovo la bambina di nove anni fa e di quella bambina non sono mai stata fiera. Ma forse non era tornare la bambina di un tempo che mi ha mandata in tilt, quanto la sensazione oppressiva di deja-vu; la sensazione del subconscio che di lì a poco avrei dovuto sopportare di nuovo l' urto della notizia, il funerale, il lutto. E nell' ordine: una tranquilla e soleggiata mattina di novembre davanti al chiosco dei panini, accanto alla scuola media, una certa allegria nel vedere, per la prima volta, una compagna di classe aspettarmi fuori dal cancello. Invece di chiacchiere, una domanda piuttosto stupida, schietta e diretta:"Sai che quella persona è morta?". Fu così surreale che mi parse uno scherzo di cattivo gusto. Non ci credevo, continuavo a pensare "Non è vero... Se fosse vero, non me lo avrebbe detto in quel modo"; poi vidi tanti volti in lacrime, e la proff di religione che diede il libero permesso a chiunque volesse uscire e avere un momento di solitudine. Intanto pensavo che non era vero, che prima o poi mi sarei svegliata nel mio letto e avrei davvero dovuto andare a scuola. Ma il sogno non finiva, mi mancava il respiro. Aria fresca, in corridoio. Andai.
Vidi che tutti quelli che erano usciti dall' aula erano lì,in uno stato di sofferenza in cui non li avevo mai visti dall' asilo fino a quel giorno. Lacrime, singhiozzi e frasi sussurrate a metà. Chissà cosa dicevano. Allora capii che era tutto vero, un cuore smette di battere e gli altri continuano. Ricordo solo di essermi seduta a terra, incapace di pensare o di formulare una parola, poi buio. Non ho mai ricordato cosa avessi fatto dopo. Ma finché avrò qualche neurone funzionante ricorderò sempre quel viso pallido quasi quanto la tunica della comunione e quelle labbra non più rosse, ma senza confini, fuse e confuse con il resto del viso, dentro una bara troppo grande.

Non so perché parlarne proprio adesso, dopo aver conservato i dettagli come un segreto. Forse è un modo di mettermi alla prova, o di ammonirmi a non dimenticare, o un tentativo di far qualcosa. Dopo nove anni dovrebbe essere più semplice e far meno male, invece ci sono ancora volte in cui al pensiero di questa persona mi manca il respiro, o che il suo nome mi esce tremante dalla bocca, oppure mi costringo a eliminare quel pensiero, a cacciarlo via. Fa ancora male, e mi manca.
E niente... Ciao, ovunque tu sia.
E ciao anche ai vivi.

 
Io non so parlar d'amore, A. Celentano

sabato 1 dicembre 2012

Fritto misto flambé

Non sapevo che editori di reali case editrici pubblicassero fanfiction, per quanto fantasiose esse siano... Eppure "Orgoglio e pregiudizio e zombie", remake (manco a dirlo) americano del famigerato romanzo di Jane Austen da parte di un certo Seth Graham-Smith, non mi è dispiaciuto. Ironico e piacevole come l' originale, fedele nella cronologia e nella psicologia dei personaggi, con qualche tocco sanguinoso e qualche battaglia che, lontani dall' inorridire il lettore (o quanto meno, me), si presentano come un' interessante parte di arricchimento della trama (per quanto riguarda la parte fantasy del racconto più recente). Certi tratti però sono troppo eccessivi (come Charlotte che sbaglia la locazione del bagno), alcuni fino ad essere ridicoli (la vittoria di Elizabeth sul terzo ninja di Lady Catherine). Il risultato è che il testo è molto più "leggero" dell' originale, avendo perso alcuni punti cardini dei temi principali.
Non sto nemmeno a dire quanto mi è piaciuto Orgoglio e pregiudizio, quindi per una volta faccio una cosa intelligente e non dico altro a riguardo. Non chiedo nemmeno di tacere, tanto se dite ai miei amici che ho perso occasione di fare polemica non vi crederanno. Mai.


Però vi lascio una citazione, nella quale ho avuto il sospetto che, invece di parlare di Darcy e Bingley, parlassero di me e di una mia cara amica:

"Tra lui (Bingley) e Darcy vi era, nonostante la grande diversità dei loro caratteri, una saldissima amicizia. A renderlo caro a Darcy, Bingley aveva un temperamento disteso, aperto e malleabile, benché non si potesse immaginare un contrasto più evidente col carattere dell' altro, carattere di cui d'altra parte lo stesso Darcy non sembrava affatto scontento. [...] (Darcy) Era un miscuglio di alterigia, scontrosità ed intolleranza, e i suoi modi, benché rivelassero una buona educazione, non erano concilianti. Sotto questo aspetto l' amico era molto favorito. Ovunque si trovasse, Bingley era sicuro di piacere; Darcy invece non faceva altro che provocare."


Avendo momentaneamente una fissa per il romanzo di cui sopra e una fissa duratura per i film degli anni novanta, ho guardato l' intera mini-serie del 1995 su Orgoglio e pregiudizio. Per intenderci rapidamente, è quello con Colin Firth nei panni di Mr Darcy. Magnifico, lui, dall' interpretazione al semplice atteggiamento.


Da quando, per un motivo di cui ignoro totalmente l' origine e lo svilupparsi, la noia di un pomeriggio mi ha portata su facebook e in particolare a mandare una richiesta di amicizia ad un tizio semi-sconosciuto con cui ho malamente limonato un giorno alcolico, beh... da quel giorno oggetti più o meno pesanti non fanno altro che scivolarmi dalle mani e puntualmente mi cadono sull' alluce. Adesso so che la sfiga non è nera, è viola. Come il livido sul mio alluce.


Sono ancora destabilizzata dalla figlia di mia cugina che, con tutta la bontà, l' ingenuità e la curiosità della sua giovanissima età (ricordate? Memoria per i numeri: zero), mi ha chiesto delicatamente "Cosa sono quei punti rossi sulla tua faccia?". Ecco, io già lotto contro i brufoli da quando avevo tredici anni, adesso ne ho ventuno e ancora non sloggiano, scusatemi se dopo una breve spiegazione sulla loro ragion d' essere, ho voluto spaventarla con un gentilissimo "Non è niente, quando sarai grande verranno anche a te! Poi passano". Il quando non mi è ancora chiaro. Ma che nessuno mi venga a dire che dico menzogne.

Insomma, mi sento tanto così:


E poi scopri per caso che i The Rasmus (di cui ho ascoltato l' intera discografia su youtube anni fa, più e più volte) nel 2012 hanno pubblicato un nuovo album e che, in un totale di dieci canzoni, te ne piace appena una... Di sicuro mi sono persa qualcosa!
E però dove sono quegli assoli di chitarra che mi piacevano tanto? Quelle parti strumentali entusiasmanti tipo l' inizio di First day of my life o di The Fight? Dove sono i testi di Dead Letters, quando in ogni singola canzone trovavi rabbia, tristezza, malinconia, speranza, poesia, morte e rinascita, toni allegri e tracce di acidità, quando si capiva cosa voleva dire anche senza sapere cosa dicesse a parole?
Stop, mi fermo. Prendo in prestito una loro vecchia frase: "You got it wrong now, 'cos I don't give a fuck", io continuerò ad ascoltare quel passato che mi piace ancora.

The Rasmus, You got it wrong (Black roses, 2008)